Il blog di Gilberto Floriani

Gilberto Floriani è il direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese. Periodicamente interviene sul tema Biblioteche e più in generale sulla cultura. In questa sezione potrai leggere i suoi interventi e commentare i suoi articoli.

Destinazione biblioteca di Sharo Gambino

Il Sindaco di Vibo Valentia avv. Nicola D’Agostino in relazione alla nota di Sergio Gambino, figlio dell’illustre scrittore Sharo, nella quale si esprime la preoccupazione della famiglia circa la destinazione della biblioteca e dell’archivio dello scrittore, sentito anche il direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese, uno dei principali e attrezzari centri culturali della Calabria, sede del Polo regionale per le politiche della lettura, ha inteso manifestare pubblicamente la più ampia disponibilità della Citta' e del Sistema Bibliotecario a mettere a disposizione spazi e capacità organizzative per una piena valorizzazione del lascito intellettuale di Sharo Gambino. La collocazione del fondo Gambino presso il Polo di Santa Chiara, una sede di grande prestigio, consentirebbe anche la piena valorizzazione, in collaborazione con la famiglia Gambino, della figura dello scrittore mediante l’organizzazione di borse di studio, convegni annuali e ogni altra iniziativa utile a perpetuarne la memoria. Tale disponibilita' non deve essere vista come antagonistica ad altre collocazioni, ma la piu' degna e suscettibile di sviluppi considerato il ruolo regionale che il Polo di Santa Chiara esercita nella promozione della lettura e nella valorizzazione del patrimonio bibliografico storico.

BIBLIOTECHE CALABRESI: UNA CRISI IRREVERSIBILE?

le istituzioni culturali calabresi stanno attraversando una stagione di grande difficolta', specie le biblioteche che non usufruiscono del sostegno dei fondi europei. Le difficolta' finanziarie degli enti pubblici a cui fanno capo queste strutture sono gravissime, le persone non hanno lavoro, ci sono diffuse emergenze sociali. Pur tuttavia abbandonare le biblioteche al loro destino sarebbe un brutto segnale di imbarbarimento e di perdita di fiducia nel futuro.

I libri: vaccini contro ignoranza, violenze e razzismi. E' urgente una legge sul libro e lettura

I fatti accaduti in questi ultimi giorni, le offese nei confronti del nostro presidente della Camera dei deputati e del ministro all'Integrazione, ma anche i toni ormai troppo spesso volgari e pressappochisti della politica, rendono urgenti provvedimenti seri e concreti per promuovere libri e lettura nel nostro paese a partire dalle scuole, dalle biblioteche di pubblica lettura e dalla tutela delle librerie, tutti preziosi presidi di cultura e conoscenza.

Libri e lettura possono formare persone capaci di smantellare comportamenti aggressivi, violenti, razzisti e siamo convinti che la strada della crescita culturale del nostro paese debba essere una strada da percorrere con grande determinazione. Per vaccinare i nostri cittadini futuri contro l'ignoranza e il pregiudizio, l'arroganza e la presunzione. E anche per mantenere quelle caratteristiche straordinarie che l'essere umano ha acquisito nel corso della sua storia: le competenze necessarie a utilizzare un ipad sono bassissime rispetto a quelle che ci vogliono invece per leggere e scrivere (e far di conto...). La perdita delle capacità di lettura è una perdita gravissima non solo dal punto di vista culturale, ma anche neurologico... (a questo proposito vi giro i consigli di lettura di Andrea Grisi, della libreria il Delfino di Pavia:I neuroni della lettura di Dehaene Stanislas e Proust e il Calamaro, di Maryanne Wolf).
Il nostro è un paese senza biblioteche nelle scuole, con scarsissimi fondi dedicati alle biblioteche di pubblica lettura e con una gravissima crisi delle librerie, tutti luoghi preziosi per la diffusione del sapere.

Lo scorso febbraio Il Forum del Libro ha presentato un documento con 5punti imprescindibili per la stesura di una legge sul libro e ha organizzato per il prossimo Salone Internazionale del libro, a Torino il 18 maggio alle ore 16.00 - Sala Blu, un incontro pubblico durante il quale verrà presentato il primo Rapporto sulla promozione della lettura in Italia (già scaricabile da internet dal sito del Forum) collegando i risultati di questa indagine proprio al documento 5 punti per far crescere l'Italia che legge : "Perché occorrono interventi pubblici efficaci per promuovere la lettura: non solo come condizione base per ogni politica culturale, ma anche perché una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita culturale contribuirebbe allo sviluppo economico e civile del Paese".

Dovremmo tutti sperare che presto il nostro Parlamento possa avviare i lavori su una necessaria legge sul libro e sulla lettura, che sia di ampio respiro. E cito nuovamente Gustavo Zagrebelsky: "La diffusione della lettura non appartiene al superfluo d'una società non solo, com'è ovvio, perché ha a che vedere con la diffusione dell'istruzione. Siamo, infatti, pienamente nel campo della cittadinanza, cioè della condizione di partecipazione attiva, consapevole e responsabile". (La nostra Repubblica fondata sulla cultura, 5/04/2013)

Nell'attesa che le istituzioni si occupino concretamente di promuovere la lettura e crescere lettori, per rimuovere, ripeto, l'ignoranza e tutto quello che ne consegue, vale la pena sostenere e partecipare ad iniziative comeAmo chi legge... e gli regalo un libro diventando, a partire dal 23 maggio in tutta Italia, "azionisti" di biblioteche, con il semplice acquisto di un libro nelle librerie che aderiscono alla campagna

Della Passarelli

Antonella Agnoli: ''Le biblioteche devono concentrarsi meno sulla conservazione libraria e più sul servizio al pubblico''

 “Nella mia attività mi sono sempre occupata di creare servizi dalla parte dei cittadini, che tenessero conto più della relazione tra libri e persone che dell’aspetto della conservazione”, così Antonella Agnoli riassume lo spirito del suo lavoro al servizio dell’istituzione bibliotecaria. Membro del Cda dell’Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna, Antonella Agnoli ha alle spalle diversi anni di impegno professionale in cui ha collaborato con numerose biblioteche in Italia – ha fondato e diretto la Biblioteca di Spinea (Venezia), ha lavorato al progetto dellaBiblioteca provinciale di Pisa, è stata consulente del Comune di Firenze per la nuova Biblioteca delle Oblate – e all’estero.

 

LA BIBLIOTECHE COME WELFARE DELLA CULTURA – “L’esperienza sul campo mi ha dato modo di comprendere quanto sia importante concepire gli spazi bibliotecari come luoghi di incontro, ambienti che favoriscano il contatto tra le persone e delle persone con libri, film, cultura”, prosegue Antonella Agnoli. “Le biblioteche devono trovare un ruolo diverso da quello di archivi deputati alla conservazione e ripensarsi come ‘welfare della cultura’: devono proporsi come luoghi ospitali, per avvicinare la gente e invitarla a entrare. Purtroppo in Italia il sistema bibliotecario è meno frequentato, funziona meno che all’estero.”

 

LA LETTURA: IN ITALIA UN PROBLEMA STORICO – Quando si parla di lettura e libri nel nostro Paese, i dati non sono confortanti. “Il problema della scarsa diffusione della lettura in Italia è storico, e affonda le sue radici nel fatto che, a differenza di quanto accadeva nei Paesi protestanti, in Italia era vietato ai fedeli leggere autonomamente la Bibbia in volgare. Ultimamente però c’è una dilagante ignoranza che sta pervadendo tutti i settori. Si legge se c’è un humus, un ambiente culturale che spinge a farlo, e in Italia manca questo ambiente. Ma la questione non è solo quella di una scarsa abitudine alla lettura: il problema grosso è che solo una minima parte della popolazione ha le competenze per leggere. E gli altri? Purtroppo negli ultimi vent’anni nel nostro Paese ci si è occupati poco di cultura. Eppure bisognerebbe considerare che a soffrire maggiormente della crisi sono stati i Paesi che meno hanno investito in questo campo: si dovrebbe investire un po’ meno in attività estemporanea e più in servizi permanenti che favoriscano la crescita in questo settore.”

 

ABBATTERE LE BARRIERE – Un ragionamento che è supportato dall’esperienza all’estero, dove Antonella Agnoli ha potuto osservare una diversa attenzione e un diverso approccio alla cultura, a partire dalla gestione delle biblioteche. "All’estero le biblioteche fanno parte della vita quotidiana delle persone, perché sono pensate  in maniera differente: mentre da noi capita spesso di non avere libri a scaffale da poter consultare in autonomia, altrove  si arriva anche ad aprire i magazzini al pubblico. Probabilmente il nostro sostrato culturale ci impedirebbe di arrivare a questo livello di socialità, ma dovremmo cominciare ad abbattere le barriere che nelle nostre biblioteche ostacolano continuamente il visitatore. Gli ambienti devono farsi più ampi e accoglienti, i libri più accessibili, così da proporsi come luoghi in cui la cultura è per tutti e tutti collaborano a produrre cultura attraverso lo scambio.”

 

OFFRIRE MAGGIORI SERVIZI – Oltre a questo, bisognerebbe ripensare seriamente il ruolo del personale. “In Italia i metodi di reclutamento sono sbagliati, manca tutto un lavoro di riflessione sulle caratteristiche che il buon bibliotecario dovrebbe possedere e manca un’attività di formazione del personale. Andrebbero poi apprestati una serie di servizi per la parte più fragile della popolazione, quella meno preparata culturalmente, che potrebbe così vedere in questi luoghi un punto di riferimento e di guida. Purtroppo in Italia, diversamente da quanto è accaduto all’estero, non sono mai state applicate in questa direzione politiche nazionali supportate da adeguati investimenti.” Una carenza che le classi politiche del futuro sono chiamate a colmare.

 

20 luglio 2012

Mancano fondi, a rischio il catalogo online delle Biblioteche italiane

L’Opac Sbn consente di accedere a 14 milioni di titoli con 64 milioni di localizzazioni, circa 50 milioni di ricerche bibliografiche e più di 35 milioni di pagine visitate

 Rischia l’interruzione, per mancanza di fondi e materiale umano, il servizio del Catalogo nazionale on line delle Biblioteche italiane (Opac Sbn). La rete, cui aderiscono oltre 5 mila biblioteche, che consente a più di 2 milioni e mezzo di visitatori l’anno, studiosi o semplici lettori, di individuare, via web, in quale biblioteca di quale città è custodito un libro o un documento raro. 

 «Un catalogo - spiegano le responsabili Gabriella Contardi e Silvia Simonelli - che consente di accedere a 14 milioni di titoli con 64 milioni di localizzazioni, circa 50 milioni di ricerche bibliografiche e più di 35 milioni di pagine visitate». E permette, inoltre, di prenotare la consultazione del libro o del documento, chiederne una riproduzione e in alcuni casi il prestito. Un servizio indispensabile per la ricerca «la cui interruzione, a causa dei tagli indiscriminati - riferisce la denuncia del personale dell’Istituto centrale per il Catalogo unico(Iccu) - appare ormai inevitabile». 

 «Chiunque svolga un’attività di studio o di ricerca, e più in generale chiunque, in Italia o all’estero, sia interessato ad ottenere in lettura un documento nell’immenso patrimonio delle biblioteche italiane spiegano Contardi e Simonelli - conosce il Servizio Bibliotecario Nazionale e ha sperimentato l’utilità del catalogo collettivo nazionale consultabile via Internet». Ma dopo anni di costanti tagli il Catalogo unico non dispone più dei finanziamenti necessari alla sua gestione. «Si è dovuto ridurre il livello del servizio offerto - spiega il personale - e cercare finanziamenti al di fuori del bilancio dell’Iccu. Ma ormai la chiusura è inevitabile». 

 «I tagli - prosegue la denuncia - hanno colpito pesantemente anche il personale. Da anni i pensionamenti non vengono compensati da nuove assunzioni, ma soltanto provvisoriamente e in misura minima da collaborazioni esterne. Si interrompe così il passaggio di saperi ed esperienze che da sempre ha completato la formazione dei colleghi più giovani: è tutto il bagaglio di conoscenze tecnico-scientifiche relativo al materiale antico e manoscritto, alla catalogazione e alla gestione dell’ informazione che si perde, nella totale indifferenza di chi ha responsabilità di governo».

 E pensare che, come spiegano gli addetti, il Catalogo unico «è considerato una realizzazione all’avanguardia presa a modello di buona pratica a livello internazionale». «Cessarne la manutenzione in assenza di risorse, nella solita logica di tagli indiscriminati - concludono - è l’ennesima offesa del diritto allo studio, alla ricerca e alla crescita culturale». 

(Ansa)

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