Il blog di Gilberto Floriani

Gilberto Floriani è il direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese. Periodicamente interviene sul tema Biblioteche e più in generale sulla cultura. In questa sezione potrai leggere i suoi interventi e commentare i suoi articoli.

VIBO VALENTIA

Sto pensando che vibo valentia è una città in bilico. Non ha un centro di gravità, una élite degna di questo nome, è senza coraggio, opportunista e piagnona. È una città appensantita da un sottoproletariato e una picolissima, ma proprio piccola, borghesia parassitaria, con le conseguenti sudditanze ai poteri e alle degenerazioni piu' o meno verminose che in Calabria non mancano mai. Un tratto distintivo di questa compagine sociale è l'autoreferenzialità delle singole tribù che la compongono. Ognuna di queste trova occasionalmente motivi per eccitarsi o per deprimersi; in esse c'è posto per tutti e tutto: pseudo intelletuali, pseudo scrittori, pseudo politici, pseudo opinionisti, pseudo generosi, pseudo imprenditori, pseudo tutto insomma. Essi non vedono e non sanno quello che accade in contesti più vasti, non leggono giornali, non viaggiano, vanno su fb solo per pubblicare foto di bambini e piatti discutibili. Sono rimasto basito un paio di anni addietro quando una giornalista fece un servizio sulla crisi culturale a vibo valentia in conseguenza della chiusura della biblioteca comunale, vennero intervistate persone che non avevano la minima cognizione di nulla, che non avevano mai messo piede in una biblioteca, né mai letto un libro, incapaci di un pensierino critico che esulasse dalla parmigiana di melanzane. Venne offerto naturalmente il quadro di una città perduta per sempre. Oggi, similmente, questi "opinionisti" si indignano per la vicenda cinema teatro moderno, domani chissà. E' naturalmente gravissimo che finora nessuno di coloro che potrebbero e dovrebbero si sia interessato degli spazi per la cultura e dell'agibilità di alcune attività culturali in un capoluogo di provincia; ma da qui alla catastrofe o alla desertificazione culturale ne corre. 

C'è anche una città con un ottimo museo statale, un buon conservatorio, un museo e una grande rassegna annuale di arte contemporanea, un sistema bibliotecario di standard europeo, uno dei più prestigiosi festival letterari del mezzogiorno, bravissimi giornalisti, alcune validissime associazioni, buone scuole e insegnanti, operatori culturali professionali, molte competenze scientifiche di livello universitario, alcuni piccoli imprenditori intelligenti e innovatori, talenti musicali e artistici, rilevanti attivita' sportive, una storia sociale notevole. È una citta malinconicamente affascinante che ha molto di piu' di tante altre città calabresi. Abbiamo anche un vasto patrimonio culturale archeologico, storico, artistico e paesaggistico che non siamo mai riusciti a valorizzare come sarebbe utile per tutti. 
C'è in questa città una straordinaria debolezza della politica sempre più praticata da pressapochisti e incompetenti. Eppure vi sarebbero le risorse umane per mettere in campo una élite competente capace di guidare e far uscire la città dalla palude nella quale rischia di perdersi, il problema è che questi competenti spesso non si mettono in gioco e in genere sono estranei al sottoproletariato e alla piccola borghesia. Oggi Vibo è una città gravata da un pesante dissesto amministrativo, dalla disoccupazione giovanile, dalla scarsità di servizi, poco coraggiosa, dove nessuno investe malgrado vi sia chi il danaro lo ha e ciò impedisce quasi ogni prospettiva per i giovani. Insomma c'è poco da ridere, ma non dobbiamo rassegnarci.

GIORNATA INTERNAZIONALE DEL LIBRO

Oggi si celebra la Giornata internazionale del libro e l'Istat ci restituisce il dato di una Calabria dove solo il 25% circa dei suoi abitanti legge almeno un libro l’anno. A mio parere è un dato terribile che rivela una delle maggiori cause dell'arretratezza e dell'incapacità della Calabria a stare al passo con le esigenze del futuro. E' un dato che mi preoccupa molto, ma non registro su questo argomento grande apprensione nella società regionale. Le biblioteche che ovunque rappresentano un riferimento forte per la promozione della lettura e, nelle loro nuove connotazioni, della cultura, della partecipazione e dell'inclusione sociale, sono da troppi anni abbandonate al loro destino. Ha cercato di distinguersi solo la Regione che in questi due ultimi anni ha messo in campo piccole risorse per garantirne il funzionamento e probabilmente lo farà anche nel prossimo futuro. Per il resto sul tema biblioteche e lettura vedo chiusure nel mondo accademico, in quello dei giornali e dell'informazione e particolarmente negli enti locali, guidati ormai da un ceto politico-burocratico sempre più ignorante, rozzo e privo di qualità, fatte salve poche naturali eccezioni. 

Il Sistema Bibliotecario Vibonese è una struttura di eccellenza: è una grande biblioteca, gestisce con competenza il Servizio Bibliotecario Regionale in collegamento con quello nazionale; ha costruito negli anni con l'aiuto di molti e la competenza di Maria Teresa Marzano il maggiore evento culturale nel campo letterario della Calabria, il Festival Leggere&Scrivere, che è tra i maggiori in Italia. La biblioteca del Sistema è aperta al pubblico tutta la settimana ed è frequentata da centinaia di persone ogni giorno; è un luogo dove si svolgono laboratori per grandi e piccini, corsi di lingue, concerti e mostre; è una delle poche biblioteche in Calabria da cui si può accedere al prestito interbibliotecario; rende disponibile una piattaforma digitale dalla quale si può accedere a quasi due milioni di documenti ad accesso gratuito; ospita esperienze avanzate di alternanza scuola-lavoro; partecipa in partenariato con altre istituzioni a importanti progetti di valenza nazionale e internazionale. Non ci facciamo vanto di tutto questo, lo dicono gli altri, lo affermano il Corriere della sera, Repubblica e molte riviste specializzate. Siamo tra gli animatori del Salone del libro di Torino, della International Book Fair di Bologna; Vibo Valentia si è inserita grazie al nostro lavoro nel ristretto numero delle Città che Leggono, iniziativa promossa dal MIBAC, dall'ANCI e Dal CEPELL. Insomma, diamo il nostro contributo combattendo quotidianamente contro la sordità se non l'ostilità di burocrazie locali e regionali. Sono convinto che se la Calabria sostenesse iniziative come quella che coraggiosamente tentiamo di portare avanti i dati ISTAT sulla lettura non sarebbero così critici e lo stesso per le prospettive della nostra comunità regionale.

VALORIZZARE IL PATRIMONIO E LE ESPERIENZE CULTURALI VIBONESI

La recente classifica sulla qualità della vita nei capoluoghi di provincia italiani vede Vibo Valentia all’ultimo posto; ma, in un quadro complessivo di degrado, gli estensori della ricerca segnalano le potenzialità della città nel settore dei beni e delle attività culturali. Con tutte le perplessità su questo tipo d’indagini, questa valutazione costituisce un dato interessante per le forze politiche e sociali della città, da analizzare in vista dell’individuazione di azioni politiche e amministrative capaci di valorizzare tali potenzialità.

Poiché questo non sembra accadere, vorrei cercare, dal mio piccolo osservatorio, di offrire un contributo alla discussione su questi problemi con la consapevolezza che Vibo Valentia non può permettersi di perdere le poche occasioni di cui dispone pena la definitiva perdita di qualsiasi ruolo nello scenario regionale.

Valorizzare il patrimonio storico artistico e migliorare le attività e i servizi culturali erano gli obiettivi che, in occasione delle recenti elezioni ammnistrative, tutte le parti in competizione si erano poste, dalla “Città che vorrei” del sindaco Elio Costa alle formulazioni di Antonio Lo Schiavo e degli altri sindaci. Parole?

Un imprescindibile punto di partenza di quest’analisi è la scuola, luogo primario di acculturazione, apprendimento e formazione dell’individuo come cittadino.  Nella città vi sono molte scuole di ogni ordine e grado, alcune anche di eccellenza, ma questo non sembra incidere molto sulle elevate percentuali di dispersione e di abbandono scolastico, così come su un quadro drammatico di forte povertà educativa, bassi indici di lettura, deficit di educazione civica e di bassi consumi culturali.

Tra le potenziali risorse nel settore dei beni culturali vi sono, in ordine d’importanza, l’archeologia, il centro storico, i gradi immobili recuperati di proprietà pubblica che nel loro insieme potrebbero contribuire a dare un impulso nuovo alla città.

Riguardo all’archeologia, che può contare sull’importante Museo Statale, il progetto principale riguarda il costituendo parco archeologico urbano che comprende i siti di Sant’Aloe con i mosaici, le mura greche portate alla luce da Paolo Orsi, il tempio del Cofino recentemente portato alla luce e il Castello di Bivona.

Negli ultimi anni in questi siti sono state realizzate importanti attività per la messa in sicurezza e il restauro dei siti ma poco per quanto riguarda la valorizzazione. I mosaici sono coperti, Sant’Aloe e le mura greche sono per la maggior parte dell’anno delle sterpaglie e così per gli altri luoghi.  

Siamo quindi molto lontani dal poter avviare attività di valorizzazione culturale e turistica.

Inoltre, si ha l’impressione che nella realizzazione di questi interventi si stiano accumulando ritardi che rischiano di far perdere il senso dell’intervento stesso; ma, soprattutto, che i cittadini siano stati un po’ espropriati dalla condivisione dei progetti elaborati dagli organismi locali del MIBAC e, in parte, dall’amministrazione comunale.

Questa mancanza di condivisione non è stata e non sarà priva di conseguenze, prova ne sia il movimento per la tutela del nuovo tratto di mura greche in via Paolo Orsi, e del venir meno su una questione così importante dei positivi contributi che sarebbero potuti venire dalle associazioni, dai cittadini e da chi amministra o si candiderà in futuro ad amministrare i beni comuni.

Sul futuro della città vecchia e dei suoi grandi immobili monumentali recentemente restaurati o in corso di restauro, a parte qualche piccolo abbellimento, la discussa pavimentazione di alcune strade e l’utilizzo estemporaneo di alcuni siti per brevi periodi, ben poche idee sono state messe in campo e, anche in questo caso, non vi è stato alcun tentativo di avere una condivisone dei cittadini e delle loro rappresentanze.

Gli unici casi positivi di utilizzo di immobili storici che si possono segnalare riguardano il complesso Santa Chiara, sede del Sistema Bibliotecario Vibonese, un’istituzione che da lustro alla città e che offre servizi qualificati a tutta la regione, e il Valentianum con la nuova Galleria di arte moderna, il Palazzo delle Accademie sede del Politecnico delle Arti.

Nessuna idea sembra invece esserci su Palazzo Gagliardi, San Giuseppe, Auditorium e Tonnara di Bivona.

Così come continuano a degradare i palazzi De Riso Gagliardi, Sant’Agostino, Romei e l’edificio di Piazza Diaz. Una situazione che rischia di diventare l’emblema di una città in grande difficoltà.

Non esistono formule magiche per risolvere questi problemi, ma qualche segnale si dovrebbe dare, per esempio rendere funzionante l’Auditorium, mettendo Palazzo Gagliardi a disposizione del Festival Leggere&Scrivere non solo per una settimana, ma per tutto l’anno, risolvendo i problemi di accessibilità e la climatizzazione. Potrebbe diventare la sede delle iniziative culturali che si svolgono in città e una vetrina per l’artigianato e l’agroalimentare del territorio.

Allo stesso modo per il Centro storico cercando di favorire per come possibile un utilizzo che non sia solo abitativo, ma anche commerciale e turistico.

 Infine i servizi culturali: è da cogliere come un segnale incoraggiante la decisione dell’amministrazione comunale di riaprire la biblioteca e di impedire la vendita dell’immobile ove essa ha sede. In prospettiva però la città non potrà permettersi di avere due biblioteche ed è anche insostenibile che tutti i servizi culturali, compreso il cinema e il futuro teatro comunale, siano concentrati sul capoluogo mentre nelle frazioni, dove vive metà della popolazione, non vi sia nulla.

Anche in questo caso nessuna bacchetta magica, ma piccoli segnali in direzione di un’articolazione più razionale dei servizi culturali appare doverosa. In questa prospettiva si inserisce anche l’utilizzo sociale come centro culturale polivalente della tonnara di Bivona.

Le finanze comunali non consentono forse di sognare, ma, se vi fosse un quadro di volontà chiare e condivise, alcuni piccoli passi nella giusta direzione potrebbero essere compiuti.  Così come se vi fosse la forza di porre con autorevolezza, nei giusti termini, allo Stato e alla Regione, il problema di Vibo Valentia Città di Cultura, la richiesta non potrebbe essere ignorata.  

Ma forse nessuno vuole veramente, ci si accontenta di diventare consigliere provinciale.  

La recente classifica sulla qualità della vita nei capoluoghi di provincia italiani vede Vibo Valentia all’ultimo posto; ma, in un quadro complessivo di degrado, gli estensori della ricerca segnalano le potenzialità della città nel settore dei beni e delle attività culturali. Con tutte le perplessità su questo tipo d’indagini, questa valutazione costituisce un dato interessante per le forze politiche e sociali della città, da analizzare in vista dell’individuazione di azioni politiche e amministrative capaci di valorizzare tali potenzialità.

Poiché questo non sembra accadere, vorrei cercare, dal mio piccolo osservatorio, di offrire un contributo alla discussione su questi problemi con la consapevolezza che Vibo Valentia non può permettersi di perdere le poche occasioni di cui dispone pena la definitiva perdita di qualsiasi ruolo nello scenario regionale.

Valorizzare il patrimonio storico artistico e migliorare le attività e i servizi culturali erano gli obiettivi che, in occasione delle recenti elezioni ammnistrative, tutte le parti in competizione si erano poste, dalla “Città che vorrei” del sindaco Elio Costa alle formulazioni di Antonio Lo Schiavo e degli altri sindaci. Parole?

Un imprescindibile punto di partenza di quest’analisi è la scuola, luogo primario di acculturazione, apprendimento e formazione dell’individuo come cittadino.  Nella città vi sono molte scuole di ogni ordine e grado, alcune anche di eccellenza, ma questo non sembra incidere molto sulle elevate percentuali di dispersione e di abbandono scolastico, così come su un quadro drammatico di forte povertà educativa, bassi indici di lettura, deficit di educazione civica e di bassi consumi culturali.

Tra le potenziali risorse nel settore dei beni culturali vi sono, in ordine d’importanza, l’archeologia, il centro storico, i gradi immobili recuperati di proprietà pubblica che nel loro insieme potrebbero contribuire a dare un impulso nuovo alla città.

Riguardo all’archeologia, che può contare sull’importante Museo Statale, il progetto principale riguarda il costituendo parco archeologico urbano che comprende i siti di Sant’Aloe con i mosaici, le mura greche portate alla luce da Paolo Orsi, il tempio del Cofino recentemente portato alla luce e il Castello di Bivona.

Negli ultimi anni in questi siti sono state realizzate importanti attività per la messa in sicurezza e il restauro dei siti ma poco per quanto riguarda la valorizzazione. I mosaici sono coperti, Sant’Aloe e le mura greche sono per la maggior parte dell’anno delle sterpaglie e così per gli altri luoghi.  

Siamo quindi molto lontani dal poter avviare attività di valorizzazione culturale e turistica.

Inoltre, si ha l’impressione che nella realizzazione di questi interventi si stiano accumulando ritardi che rischiano di far perdere il senso dell’intervento stesso; ma, soprattutto, che i cittadini siano stati un po’ espropriati dalla condivisione dei progetti elaborati dagli organismi locali del MIBAC e, in parte, dall’amministrazione comunale.

Questa mancanza di condivisione non è stata e non sarà priva di conseguenze, prova ne sia il movimento per la tutela del nuovo tratto di mura greche in via Paolo Orsi, e del venir meno su una questione così importante dei positivi contributi che sarebbero potuti venire dalle associazioni, dai cittadini e da chi amministra o si candiderà in futuro ad amministrare i beni comuni.

Sul futuro della città vecchia e dei suoi grandi immobili monumentali recentemente restaurati o in corso di restauro, a parte qualche piccolo abbellimento, la discussa pavimentazione di alcune strade e l’utilizzo estemporaneo di alcuni siti per brevi periodi, ben poche idee sono state messe in campo e, anche in questo caso, non vi è stato alcun tentativo di avere una condivisone dei cittadini e delle loro rappresentanze.

Gli unici casi positivi di utilizzo di immobili storici che si possono segnalare riguardano il complesso Santa Chiara, sede del Sistema Bibliotecario Vibonese, un’istituzione che da lustro alla città e che offre servizi qualificati a tutta la regione, e il Valentianum con la nuova Galleria di arte moderna, il Palazzo delle Accademie sede del Politecnico delle Arti.

Nessuna idea sembra invece esserci su Palazzo Gagliardi, San Giuseppe, Auditorium e Tonnara di Bivona.

Così come continuano a degradare i palazzi De Riso Gagliardi, Sant’Agostino, Romei e l’edificio di Piazza Diaz. Una situazione che rischia di diventare l’emblema di una città in grande difficoltà.

Non esistono formule magiche per risolvere questi problemi, ma qualche segnale si dovrebbe dare, per esempio rendere funzionante l’Auditorium, mettendo Palazzo Gagliardi a disposizione del Festival Leggere&Scrivere non solo per una settimana, ma per tutto l’anno, risolvendo i problemi di accessibilità e la climatizzazione. Potrebbe diventare la sede delle iniziative culturali che si svolgono in città e una vetrina per l’artigianato e l’agroalimentare del territorio.

Allo stesso modo per il Centro storico cercando di favorire per come possibile un utilizzo che non sia solo abitativo, ma anche commerciale e turistico.

 Infine i servizi culturali: è da cogliere come un segnale incoraggiante la decisione dell’amministrazione comunale di riaprire la biblioteca e di impedire la vendita dell’immobile ove essa ha sede. In prospettiva però la città non potrà permettersi di avere due biblioteche ed è anche insostenibile che tutti i servizi culturali, compreso il cinema e il futuro teatro comunale, siano concentrati sul capoluogo mentre nelle frazioni, dove vive metà della popolazione, non vi sia nulla.

Anche in questo caso nessuna bacchetta magica, ma piccoli segnali in direzione di un’articolazione più razionale dei servizi culturali appare doverosa. In questa prospettiva si inserisce anche l’utilizzo sociale come centro culturale polivalente della tonnara di Bivona.

Le finanze comunali non consentono forse di sognare, ma, se vi fosse un quadro di volontà chiare e condivise, alcuni piccoli passi nella giusta direzione potrebbero essere compiuti.  Così come se vi fosse la forza di porre con autorevolezza, nei giusti termini, allo Stato e alla Regione, il problema di Vibo Valentia Città di Cultura, la richiesta non potrebbe essere ignorata.  

Ma forse nessuno vuole veramente, ci si accontenta di diventare consigliere provinciale.  

Biblioteche e società

Il Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, prima del suo trasferimento a Cosenza, nel suo indirizzo di saluto alla città, alle sue componenti sociali e agli operatori della giustizia, ha voluto dedicare un passaggio al mondo della cultura, della scuola e delle attività culturali dicendo: «ho cercato un confronto aperto e un dialogo costante con le autorità civili, militari, religiose, con il mondo della autonomie locali. Ci sono, nella società vibonese - ha affermato -, germogli preziosi la cui crescita si ha il dovere di favorire: le persone che animano eventi culturali di assoluto rilievo; il mondo dell’associazionismo; il mondo della scuola, vera e propria élite nel senso “gramsciano” del termine». Queste parole sono importanti per tutti noi che di questo mondo facciamo parte, e a nome del Sistema bibliotecario lo ringraziamo per la sua meritoria azione svolta a Vibo Valentia negli otto anni alla Guida di una delle procure più difficili della Calabria, e per la curiosità, sensibilità, cultura e attenzione che ha sempre manifestato nei confronti dei segnali positivi che questa nostra società cerca di esprimere.

Se la Calabria muore

Se la Calabria muore

Invidio chi, riguardo al dibattito, presente su molti media anche nazionali, sul sud che muore o che è già morto, ostenta grande sicurezza di giudizio. Alcuni interventi tipo Dalla Loggia, Scalfari, ecc. sono in buona parte schematici e probabilmente tendenziosi; altri, animati da orgoglio patrio e di commozione per la bellezza dei paesaggi o per il senso di ospitalità o di comunità dei calabresi, francamente un po' patetici. Naturalmente non mancano analisi serie che invitano a guardare in faccia la realtà, con spirito critico e disincanto, e a far fronte alla situazione. 
La mia è la testimonianza di chi sta in trincea; di chi, insieme a un piccolo gruppo di persone serie e qualificate, tenta con estrema difficoltà di difendere l'unico esempio di biblioteca pubblica esistente in Calabria e insieme con essa una serie di attività culturali continue e di grande riscontro sociale, come il Tropea Festival Leggere&Scrivere e tanto altro. 
Alcuni giorni penso che la partita sia persa, che non ci possa essere nessuna speranza, che insieme alle difficoltà oggettive, storiche, vi siano quelle soggettive delle persone, la sordità della burocrazia, che i giovani migliori e colti sono andati altrove, che quasi ovunque regni l'ignoranza e la confusione e comunque l'incapacità a fare tutte quelle cose basilari che dipendono solo da noi. 
Tante altre volte vedo, però, persone serie e combattive, per nulla piegate e rassegnate, che a testa alta affrontano le difficoltà di operare in una situazione tra le peggiori in Europa, e allora acquisto fiducia che anche in Calabria sia possibile cambiare.
Mi sconcerta però che tanta gente e tanta parte del mondo accademico o dell'intellettualità, del giornalismo, dell'economia, della politica, su cui gravano gran parte delle responsabilità, siano silenti. 
A parte qualche studioso, qualche scrittore, qualche giornalista, di una parte delle istituzioni e della società civile, della magistratura e le forze dell'ordine che contrastano effettivamente e coraggiosamente la mafia, chi difende e tutela il territorio, chi osserva le regole, chi opera veramente per il cambiamento? Funziona la nostra democrazia, sono adeguate le nostre forme di rappresentanza, abbiamo un'opinione pubblica, siamo capaci di spendere fruttuosamente i fondi europei, abbiamo consapevolezza dei nostri problemi e degli strumenti operativi di cui disponiamo? Interrogativi che vorrebbero risposte.

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