Il blog di Gilberto Floriani

Gilberto Floriani è il direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese. Periodicamente interviene sul tema Biblioteche e più in generale sulla cultura. In questa sezione potrai leggere i suoi interventi e commentare i suoi articoli.

Biblioteche, cultura, lettura, festival in Calabria

Qual è la particolarità che rende il TropeaFestival diverso dalle altre manifestazioni letterarie italiane e qual è la novità di questa edizione?

 La meridionalità, ovvero la calabresità. Il fatto cioè di essere un vero festival letterario complesso, articolato e ricco di grandi presenze, nel quale si sviluppa un dibattito reale sulla letteratura italiana, ma più in generale sulla cultura, come accade nei più importanti festival letterari italiani, e al tempo stesso il miracolo di riuscire a farlo in Calabria, in una regione che legge poco, spesso ripiegata su se stessa e che mediamente è ancora marginale rispetto alle dinamiche culturali nazionali.

 

Nella programmazione del TropeaFestival vi sono sempre state molte attività e incontri rivolti alle scuole. Come valuta la loro partecipazione? Si riesce a creare un reale avvicinamento dei più piccoli alla lettura?

 Il Tropea Festival ha sempre dedicato una grande attenzione al problema di affezionare i giovani alla lettura. Il lavoro per aumentare il numero di lettori in Calabria deve partire dai ragazzi, specie quelli più piccoli, e dalla scuola. In questa direzione deve essere compiuto ogni sforzo, io credo molto nell’alleanza tra tutti i soggetti che in vario modo si occupano del libro, un’alleanza quindi tra biblioteche, scuole, editori, librerie. Alcuni erroneamente credono che le biblioteche siano istituzioni per chi già legge; in realtà esse, nelle loro migliori espressioni, e quindi anche la nostra realtà del Sistema Bibliotecario Vibonese, sono strumenti potenti di promozione della lettura, lo fanno collaborando con tutti, promuovendo un progetto nazionale che si chiama “Nati per leggere”, organizzando corsi, letture ad alta voce, incontri con le scuole, seminari di approfondimento. Il festival ha puntato molto sul collegamento scuola-biblioteca realizzando una serie di iniziative molto coinvolgenti.

 

Cosa significa per lei dirigere un polo d'eccellenza culturale come il SBV e quali sono stati i risultati più significativi raggiunti  da quando si è insediato?

 Immodestamente credo che il Sistema Bibliotecario Vibonese rappresenti un’eccellenza nell’articolato impianto delle istituzioni culturali calabresi. E’ una biblioteca moderna frequentatissima, con una larghissima utenza, ma è anche un polo culturale che organizza innumerevoli attività: presentazioni di libri, corsi, mostre, concerti, ricerche e pubblicazioni, valorizzazione del patrimonio culturale, e partecipa attivamente al dibattito culturale regionale. Inoltre promuove la lettura e gestisce la cooperazione bibliotecaria regionale. Un tratto molto interessante che lo contraddistingue è la concreta disponibilità a costruire rapporti di collaborazione sia istituzionali che concreti per la realizzazione di progetti culturali di largo interesse, cito l’organizzazione del salone del libro di Torino, la collaborazione con il Consiglio regionale della Calabria, le università, le fondazioni culturali. Un bellissimo recente risultato è stato la fortunata acquisizione di un cospicuo e sconosciuto fondo manoscritto giovanile di Corrado Alvaro, salvandolo dalla dispersione, da cui, con la collaborazione di Vito Teti e della Fondazione Carical e l’editore Donzelli, è nato il bellissimo volume sul giovane Corrado Alvaro, recensito su tutti i principali giornali nazionali.

 

Quali sono gli appuntamenti che aspetta con particolare interesse durante l’edizione che sta per  essere presentata?

 Un po’ tutti e sono tantissimi, oltre 100 eventi in sei giorni, con la migliore intellettualità italiana e anche un tocco di internazionalità. La settimana prossima renderemo pubblico il programma. Il tema sotteso, anche se non esplicitamente dichiarato, fa riferimento al recente libro di Nuccio Ordine L’utilità dell’inutile, un tema molto forte, un vero e proprio programma politico in una regione come la nostra che troppo spesso insegue chimere infrastrutturali e cementizie, perdendo di vista gli aspetti che possono veramente far crescere la società, la legalità e la democrazia in Calabria.

 

Vi è uno scrittore, o una scrittrice, il cui incontro, negli anni passati l’ha particolarmente colpita anche dal punto di vista umano?

 Sono diventato molto amico di Mimmo Gangemi che è vicinissimo al nostro progetto, con spirito di grande e generosa collaborazione. Ma i nomi che dovrei fare sono tantissimi.

 

Vi sono già idee per un ulteriore sviluppo futuro di questa manifestazione?

Io spero che l’iniziativa possa continuare, non sarà facile perché malgrado le tante dichiarazioni contrarie non è facile reperire le risorse per un’iniziativa come il Tropea Festival. E chiaramente si tratta di iniziative che necessitano di un sostegno diretto o indiretto di tipo pubblico. In Calabria non vi sono sponsor in grado di sostenere queste iniziative. L’esperienza acquisita consentirebbe di fare sempre meglio, ma bisognerà vedere se la Calabria crede veramente in questo tipo di manifestazioni di alto livello.

 

Con quali tre aggettivi vorrebbe che i partecipanti definissero la loro esperienza al Tropeafestival?

 

Sinteticamente: entusiasmante, stimolante, utile.

 

 

 

PERCHE' UN IGNORANTE ALLA CALABRIA FILM COMMISSION?

Tra le tante stranezze della nostra Regione vi è certamente la recente nomina a Presidente della Fondazione Calabria Film Commission di un signore, il dott. Ivano Nasso, che, in un’intervista concessa subito dopo la nomina, ha candidamente confessato di non sapere assolutamente niente di cinema e addirittura di non saper indicare un film visto negli ultimi anni, giacché preferisce la TV, le serie televisive.
A fronte di questa lontananza dal mondo del cinema del neo presidente, correrebbe almeno l’obbligo, da parte di chi l’ha nominato, di informare il “popolo teoricamente sovrano” dei criteri cui si è tenuto conto ai fini della selezione.
Vero è che la Calabria Film Commission ha la funzione di promuovere e sostenere la Calabria - intesa come location, professionalità, infrastrutture, finanziamenti, soggetti - nel grande mondo degli audiovisivi, e quindi non sono richieste competenze specifiche. Ed è anche vero che probabilmente la Fondazione non attraversa un bel momento sotto il profilo economico, al pari della stragrande maggioranza delle istituzioni che direttamente o indirettamente hanno a che fare con la cultura, tanto è vero che il suo sito internet istituzionale è oscurato per mancato rinnovo del dominio. 
Viene, credo, spontaneo chiedersi, con tutto il rispetto per il dott. Nasso, soprattutto dopo che per questa carica era circolato il nome di Mimmo Gangemi, ed è una domanda ricorrente, che non riguarda solo questa Giunta Regionale, con tante figure di grande competenza, professionalità specifica e autorevolezza che, direttamente o indirettamente, operano in questo settore in Calabria o in Italia, ma di origine calabrese, giusto uno che non ama il cinema doveva essere nominato?

Conclusa l'VIII edizione del Premio Tropea

Il premio Tropea si è concluso; come Sistema Bibliotecario Vibonese a bilancio, nella partita degli attivi, possiamo mettere di aver onorato l'impegno con l'Accademia degli Affaticati che ci siamo assunti riguardo alla realizzazione di questa iniziativa. Secondo punto all'attivo aver coinvolto in una discussione di carattere letterario un gran numero di persone; terzo punto di avere selezionato una grande terna finale, tre bellissimi libri e tre autori eccezionali; quarto, l'assoluto valore degli inserti musicali di Monica Demuru, De Sossi Quartet e di Francesca Prestia; una organizzazione logistica impeccabile; infine avere premiato uno scrittore straordinario come Moresco, il cui valore è molto più grande di quello del libro con cui è stato premiato. Nella partita dei passivi dobbiamo elencare una qualche dose di provincialismo di cui il Premio non è riuscito a liberarsi del tutto, vedi alcuni toni della discussione su ‘ndrangheta e madonne; il limitato spazio dato ai tre autori finalisti; non aver adeguatamente valorizzato la presenza degli altri scrittori presenti, in particolare il premio Campiello Carmine Abate, Mimmo Gangemi, Vito Teti e sopratutto Nicola Fiorita di cui si è addirittura taciuta questa qualifica; infine le approssimazioni linguistiche di qualche ospite. In conclusione sommaria un bilancio di tante luci e qualche ombra, come di solito nelle cose che facciamo in Calabria. Ombre dalle quali si devono trarre le necessarie indicazioni per proseguire con rigore, per fare in modo che il Premio Tropea si confermi sempre più come quel grandissimo evento culturale e di promozione della lettura che è e che è necessario che sia.

SULLA LETTURA IN CALABRIA

E’ una buona notizia che in Calabria si discuta del valore della lettura. Lo ha fatto Mimmo Gangemi con un bellissimo intervento sul nuovo quotidiano Il Garantista, ne ha scritto Maria Franco su Zoomsud, ne parla da anni l’Assessore alla Cultura Mario Caligiuri, che negli anni scorsi ha prodotto anche un Libro verde sulla lettura che analizza i dati e propone delle ricette per invertire la tendenza che, come segnalano un po’ tutti, vede la Calabria tra le ultime in Italia come percentuale di lettori.

E’ una buona notizia perché in genere gli intellettuali e i politici calabresi non si occupano di questi problemi; s’interessano di tante cose, soprattutto dei loro specifici interessi di studio e di ricerca, di carriera, della gestione del potere, ma quasi mai di un aspetto importante per la quantità e qualità di democrazia della società calabrese, cioè di qunto si legge e del livello culturale medio dei calabresi. Unica rilevante eccezione mi pare essere quella di Nuccio Ordine che ha scritto un bellissimo e utile libro dal titolo L’utilità dell’inutile che vale un programma politico.

Sull’impatto che il ritardo culturale, l’evasione scolastica, i bassi livelli degli indici di lettura dei calabresi e dei meridionali in genere, che è di quasi venticinque punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale, parlando soltanto di persone che leggono almeno un libro l’anno, ha scritto un bellissimo articolo sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia.  L’autore spiegava che se la società italiana non riuscirà a migliorare velocemente le sue performance in campo culturale ed educativo, non potrà in nessun modo evitare di subire un’ulteriore crescente marginalizzazione e perdita di competitività; lasciando intendere che una delle primarie riforme da compiere nel nostro paese, assieme alle molte messe in cantiere dalla politica, è quella di rilanciare la cultura e l’istruzione.

Per affrontare le problematiche della lettura e della cultura in Calabria bisognerà pero partire non tanto dal Libro verde di Caligiuri, che è una buona analisi, ma non ha sortito effetti, ma da una seria politica che mobiliti risorse in questo settore e le spenda nel modo più corretto ed efficace. I cinque anni di governo regionale che stanno per finire hanno visto un impressionante depauperamento delle risorse destinate al mantenimento dell’infrastrutturazione culturale della regione e assolutamente nessun intervento degno di questo nome per le biblioteche.

Questo certamente a motivo della crisi economica e delle difficoltà del bilancio degli enti locali, dalla regione ai comuni, ma anche dello sbandamento della società calabrese nella sua interezza, classi dirigenti comprese, che non hanno saputo individuare cosa salvare dalla crisi e non sono riuscite a mobilitare anche piccole risorse in favore della cultura per i cittadini. L’Italia e la Calabria sono in grave difficoltà, ma sono pur sempre parte di uno dei paesi più ricchi dell’Occidente, di un contesto, quindi, nel quale dovrebbe essere possibile, se si volesse, reperire le risorse necessarie per gli obiettivi importanti, ad esempio far leggere di più.

Il problema non è tanto il valore soggettivo della lettura, come crede Maria Franco, sappiamo tutti che l’intelligenza esiste di per se, che vi sono persone intelligentissime e magari analfabete, così come brave persone che non leggono mai. Ma che non è concepibile una società moderna, innovativa e realmente democratica senza la pratica della lettura, senza una cultura diffusa, senza un’opinione pubblica non manipolabile e tutto questo si costruisce anche a partire dalla capacità di condividere idee, concetti, sentimenti, intuizioni, che solo i libri, quale che sia la loro forma tradizionale o moderna, possono dare.

Quanto agli strumenti per promuovere la lettura, segnalo un’altra anomalia dell’intellettualità italiana in generale, ma soprattutto di quella calabrese: vero il ruolo della scuola, aggiungo quello della famiglia, sulla televisione avrei qualche dubbio, ma quello che viene sempre dimenticato è il ruolo che hanno le biblioteche pubbliche nel promuovere e sostenere la pratica della lettura.

Gli intellettuali e le classi colte calabresi ignorano semplicemente la nozione e il concetto di biblioteca pubblica, essi ignorano cosa sono le biblioteche pubbliche in Europa, negli USA e in tutti i paesi avanzati o che s’inoltrano sulla strada dello sviluppo e dell’innovazione. Quando si parla di biblioteche questi signori pensano a dei luoghi tristi, tipici purtroppo di tante città calabresi, con libri vecchi e polverosi, con impiegati poco qualificati, stanchi e depressi; mentre in realtà, in altre contrade d’Italia, esse sono moderni istituti della cultura e della democrazia che mediamente assicurano la lettura al 18% degli italiani e, dove sono più curate e sviluppate, anche al 50%.

Al di là della loro opera per la lettura le biblioteche, nelle migliori esperienze italiane, sono dei luoghi identitari delle città, spazi d’incontro, di partecipazione, di mediazione, di scambio e produzione culturale, esperienze di questo genere non mancano neanche in Calabria, sia pure fragili e poco valorizzate.

Io credo che la prossima Amministrazione regionale e i maggiori enti locali della Calabria dovrebbero fare uno sforzo in questa direzione, trovando un minimo di risorse per la pubblica lettura, magari sottraendole agli eventi più o meno grandiosi che sono belli e coloriti, ma passano e non lasciano quasi nulla; sottraendole all’edilizia che sembra essere l’unico modo di spendere i fondi europei: si restaura e si pavimenta tutto, senza sapere cosa fare degli edifici recuperati. Ci riusciremo? Dipende molto anche dall’impegno collettivo dell’opinione pubblica e dei suoi protagonisti. La speranza è la nostra ultima risorsa.

 

Gilberto Floriani

Polo regionale delle politiche sulla lettura

Vibo Valentia

SUI DEBITI DEL SBV VERSO IL COMUNE DI VIBO VALENTIA

In relazione all'articolo pubblicato ieri, su vari giornali, corre l'obbligo di precisare, affinché i lettori e quel briciolo di opinione pubblica che si spera esista, ne abbiano contezza, che è pur vero che il Sistema Bibliotecario Vibonese è debitore nei confronti del comune di Vibo Valentia, della somma corrispondente agli ultimi due anni di affitto per l'utilizzo della sede di Santa Chiara, ma a fronte di un credito pari importo dovuto dal comune al SBV quale quota di adesione (0,40 centesimi per abitante annui).

Si rileva inoltre che per la locazione dei locali di Santa Chiara sono stati richiesti al SBV dal Comune di Vibo Valentia così tanti e tali servizi d’interesse generale, che sono resi quotidianamente, e che il Sistema ha accettato queste condizioni solo per continuare a offrire un servizio pubblico indispensabile, gratuito e unico per tutta la provincia, che a conti fatti, se Vibo Valentia fosse una città degna di questo nome, dovrebbe essere proprio il comune a corrispondere un compenso al Sistema.

Inoltre è giusto ricordare che il Sbv è iscritto alla massa debitoria del comune di Vibo Valentia, a causa del dissesto di quest'ultimo, per oltre cinquantamila euro per somme mai corrisposte.

Il SBV ha presentato nei mesi scorsi richiesta di compensazione tra le partite attive e passive relative ai suoi rapporti con il comune di Vibo Valentia senza ottenerne mai alcuna risposta, né positiva né negativa come sarebbe stato giusto avere, ma tant'è.

Si ritiene anche di puntualizzare che il SBV oltre che essere una struttura di eccellenza a livello regionale e nazionale, con funzione di coordinamento di oltre 120 biblioteche in Calabria ed essere stato individuato come Polo regionale per la promozione della lettura, è rimasto, con la Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro, l'unica struttura culturale pubblica preposta alla lettura esistente a livello provinciale.

La biblioteca del SBV conta oltre 16.000 iscritti, effettua oltre 4.000 prestiti il mese, organizza attività di promozione della lettura con i bambini, svolge in maniera gratuita un gran numero di corsi su vari argomenti che coinvolgono centinaia di bambini, adulti e anziani.

Com’è noto a tutti il Sbv promuove e ospita anche numerosissime attività culturali contribuendo a mantenere viva la cultura nella città e nel territorio e sottraendo all'abbandono e all'incuria un immobile di pregio, restaurato con i soldi di tutti e destinato solo ed esclusivamente ad attività culturali, sorte a cui sembra avviato Palazzo Gagliardi.

Forse è poco, ma in una città e in un territorio sempre più vittima dell'ignoranza, dell'abbandono scolastico, con i livelli di lettura più bassi del paese, della disoccupazione di massa e della peggiore criminalità organizzata d'Italia, è molto, moltissimo; dispiace che questo dato non riesca a essere colto dall'amministrazione comunale. È anche importante rilevare che tutto questo avviene ormai senza alcun onere per i contribuenti giacché il Sbv vive solo ed esclusivamente della propria progettualità e creatività.

Si ritiene opportuno informare, infine, chiamando in causa nuovamente l'opinione pubblica, sempre ammesso che esista, le forze sociali, le istituzioni che pur dovrebbero intervenire a difesa dell'interesse pubblico, tutti colo che hanno avuto o hanno ruoli di rappresentanza, che il SBV cercherà, malgrado le crescenti difficoltà, di sopravvivere e di far valere in ogni sede le proprie ragioni.

Qual’ora però il modo di affrontare le problematiche della cultura a Vibo Valentia dovessero rimanere quelle strafottenti e burocratiche che si sono manifestate in questa occasione, si cercherà di trovare ospitalità altrove, magari in un altro paese della provincia.

Ma non si può nemmeno escludere l’ipotesi che, come tante altre iniziative in questo territorio, il SBV possa semplicemente cessare la sua trentennale attività, non sarebbe una grande notizia, tutti i giorni si registrano episodi di impoverimento e degrado del territorio, ma certamente, se ciò dovesse accadere, Vibo non potrebbe più fregiarsi della nomea di città colta e illuminata, come forse lo è stata un tempo, perché nel frattempo sarà diventata, come tanti segnali lasciano intravvedere, uno dei numerosi borghi omologati e parassitari che sempre più nell’indifferenza generale caratterizzano il Sud d'Italia.

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