Se la Calabria muore
Invidio chi, riguardo al dibattito, presente su molti media anche nazionali, sul sud che muore o che è già morto, ostenta grande sicurezza di giudizio. Alcuni interventi tipo Dalla Loggia, Scalfari, ecc. sono in buona parte schematici e probabilmente tendenziosi; altri, animati da orgoglio patrio e di commozione per la bellezza dei paesaggi o per il senso di ospitalità o di comunità dei calabresi, francamente un po' patetici. Naturalmente non mancano analisi serie che invitano a guardare in faccia la realtà, con spirito critico e disincanto, e a far fronte alla situazione.
La mia è la testimonianza di chi sta in trincea; di chi, insieme a un piccolo gruppo di persone serie e qualificate, tenta con estrema difficoltà di difendere l'unico esempio di biblioteca pubblica esistente in Calabria e insieme con essa una serie di attività culturali continue e di grande riscontro sociale, come il Tropea Festival Leggere&Scrivere e tanto altro.
Alcuni giorni penso che la partita sia persa, che non ci possa essere nessuna speranza, che insieme alle difficoltà oggettive, storiche, vi siano quelle soggettive delle persone, la sordità della burocrazia, che i giovani migliori e colti sono andati altrove, che quasi ovunque regni l'ignoranza e la confusione e comunque l'incapacità a fare tutte quelle cose basilari che dipendono solo da noi.
Tante altre volte vedo, però, persone serie e combattive, per nulla piegate e rassegnate, che a testa alta affrontano le difficoltà di operare in una situazione tra le peggiori in Europa, e allora acquisto fiducia che anche in Calabria sia possibile cambiare.
Mi sconcerta però che tanta gente e tanta parte del mondo accademico o dell'intellettualità, del giornalismo, dell'economia, della politica, su cui gravano gran parte delle responsabilità, siano silenti.
A parte qualche studioso, qualche scrittore, qualche giornalista, di una parte delle istituzioni e della società civile, della magistratura e le forze dell'ordine che contrastano effettivamente e coraggiosamente la mafia, chi difende e tutela il territorio, chi osserva le regole, chi opera veramente per il cambiamento? Funziona la nostra democrazia, sono adeguate le nostre forme di rappresentanza, abbiamo un'opinione pubblica, siamo capaci di spendere fruttuosamente i fondi europei, abbiamo consapevolezza dei nostri problemi e degli strumenti operativi di cui disponiamo? Interrogativi che vorrebbero risposte.