Giornalismi e giornalisti in Calabria: come l’informazione può deformare i fatti e gli atti

"Il giornalismo è un inferno, un abisso d'iniquità, di menzogne, di tradimenti, che non si può traversare e dal quale non si può uscire puri a meno di essere protetti, come Dante, dal divino alloro di Virgilio". Così scriveva, a metà del XIX secolo, Honoré de Balzac nelle sue Illusioni perdute. Un anno prima dello scoppio della grande guerra Italo Tavolato [Giubbe rosse, 1914] metteva il carico da novanta sulla professione: "Il giornalista non è tanto uno che vien pagato per ciò che scrive, quanto uno che vien pagato per ciò che non scrive". E pochi anni fa, alla fine del secolo scorso, Guy Bedos [Journal d'un mégalo, 1999] semplificava il concetto: "Crederò alla libertà di stampa quando un giornalista potrà scrivere ciò che pensa veramente del suo giornale. Nel suo giornale".

 


Cosa è diventato il giornalismo che per Eco avrebbe dovuto tendere alla "storiografia dell'istante"? Come l'abbiamo spogliato del suo senso più profondo, della sua missione informativa, per trasformarlo in tutt'altro?
Sono domande che ci facciamo tutti i giorni, sempre più spesso senza trovare risposte. Sono domande che diventano urgenti in un mondo in cui sono sempre più labili i confini tra informazione e comunicazione, realtà e sua rappresentazione, sostanza e apparenza. Sono domande che stanno alla base di due titoli di sabbiarossa edizioni, casa editrice indipendente fondata a fine 2011 in fondo all'Italia, proprio in quel punto dello Stretto in cui finisce lo Stivale, a Reggio Calabria, e ormai conosciuta e riconosciuta come una forma di resistenza culturale e di denuncia del tanto, troppo che non va.
carta vetrata è il romanzo in cui Paola Bottero ha denunciato la deriva del giornalismo in una terra, la Calabria, in cui è molto facile diventare protagonisti giocando sull'equivoco e sulla rincorsa a notizie di intimidazioni, qualche volta costruite ad hoc per essere date in pasto ai mass media nazionali. Marchiati - come ’ndrangheta, stampa e tv hanno inventato la nuova “calabrofobia” è il libro inchiesta in cui Alessandro Russo ha analizzato la nascita e la crescita di un nuovo modo, drogato ed errato, di raccontare a livello nazionale questa nostra regione. 
Si parte da questi due libri per un dibattito che, forse per caso forse no, capita ad un anno esatto da una vicenda destinata a rimbalzare sulle cronache nazionali [in Marchiati è ricordata nel capitolo "il cinghiale in rotativa"]: una strana telefonata tra il direttore e l'editore del quotidiano l'ora della Calabria aveva dato il via a un caso conclusosi con la morte della libertà di stampa. Era il 19 febbraio 2014.

E proprio giovedì prossimo, 19 febbraio 2015, a Vibo Valentia si parlerà di libertà di stampa, ma non solo, all'interno del #FestivalOff Leggere & Scrivere.
L'appuntamento è alle ore 17 nella sede del Sistema Bibliotecario vibonese con l'incontro dal titolo Giornalismi e giornalisti in Calabria: come l’informazione può deformare i fatti e gli atti. Un dialogo a tre voci, in cui il pm della Dda di Reggio Calabria Antonio De Bernardo porterà un valore aggiunto al dibattito a tutto tondo con Alessandro Russo e Paola Bottero.  

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