IN CALABRIAZERO INVESTIMENTI IN CULTURA E PER LE BIBLIOTECHE

Il Quotidiano della Calabria di oggi pubblica un articolo nel quale si evidenzia che la Calabria è ormai all'ultimo posto in Italia per investimenti in cultura. Il dato pubblicato si riferisce particolarmente alla cosiddetta "industria creativa": musica, teatro, cinema, spettacolo e non cita le biblioteche.

In verità a essere stato distrutto negli anni passati in Calabria è l'intero welfare della cultura che nei decenni precedenti si era faticosamente tentato di costruire per cercare di recuperare gli storici ritardi della regione, ultima tra gli ultimi in Italia.

Una delle situazioni più gravi del panorama culturale calabrese è quella delle biblioteche, in particolare di quelle maggiori e più efficaci, che rischiano letteralmente la chiusura per mancanza dei finanziamenti di base necessari per far fronte alle spese del personale, per aggiornare le raccolte e per garantire i servizi.

Eppure la Calabria, ultima nella classifica del Pil (14.383), ha una percentuale di lettori del 29,3%.

Come ipotizzare che possa svilupparsi una robusta industria creativa in un contesto di così profonda arretratezza?

Non è una novità che gli italiani e particolarmente i calabresi abbiano poca dimestichezza con la lettura; i dati statistici conosciuti evidenziano il nesso fra lettura e sviluppo economico. In altre parole: pochi lettori, poco sviluppo.

Si potrebbe anche aggiungere poca promozione della lettura, poche biblioteche, piccolo numero di lettori.

Dal “Rapporto sulla promozione della lettura in Italia” del 2012 si ricavano i seguenti dati: solo il 46% degli italiani dichiara di leggere almeno un libro all'anno, dato da raffrontare con il 70% dei francesi e l’82% dei tedeschi. Il nostro Pil pro capite è di 25.200 euro; ci superano i francesi con 27.500 e i tedeschi con 31.300.

Più è alta la percentuale di lettori maggiore è il Pil pro capite. Un raffronto fra le regioni italiane (dati ISTAT 2012) conferma l’ipotesi.

Crediamo, auspichiamo, in un deciso cambiamento.

Il Quotidiano della Calabria di oggi pubblica un articolo nel quale si evidenzia che la Calabria è ormai all'ultimo posto in Italia per investimenti in cultura. Il dato pubblicato si riferisce particolarmente alla cosiddetta "industria creativa": musica, teatro, cinema, spettacolo e non cita le biblioteche.

In verità a essere stato distrutto negli anni passati in Calabria è l'intero welfare della cultura che nei decenni precedenti si era faticosamente tentato di costruire per cercare di recuperare gli storici ritardi della regione, ultima tra gli ultimi in Italia.

Una delle situazioni più gravi del panorama culturale calabrese è quella delle biblioteche, in particolare di quelle maggiori e più efficaci, che rischiano letteralmente la chiusura per mancanza dei finanziamenti di base necessari per far fronte alle spese del personale, per aggiornare le raccolte e per garantire i servizi.

Eppure la Calabria, ultima nella classifica del Pil (14.383), ha una percentuale di lettori del 29,3%.

Come ipotizzare che possa svilupparsi una robusta industria creativa in un contesto di così profonda arretratezza?

Non è una novità che gli italiani e particolarmente i calabresi abbiano poca dimestichezza con la lettura; i dati statistici conosciuti evidenziano il nesso fra lettura e sviluppo economico. In altre parole: pochi lettori, poco sviluppo.

Si potrebbe anche aggiungere poca promozione della lettura, poche biblioteche, piccolo numero di lettori.

Dal “Rapporto sulla promozione della lettura in Italia” del 2012 si ricavano i seguenti dati: solo il 46% degli italiani dichiara di leggere almeno un libro all'anno, dato da raffrontare con il 70% dei francesi e l’82% dei tedeschi. Il nostro Pil pro capite è di 25.200 euro; ci superano i francesi con 27.500 e i tedeschi con 31.300.

Più è alta la percentuale di lettori maggiore è il Pil pro capite. Un raffronto fra le regioni italiane (dati ISTAT 2012) conferma l’ipotesi.

Crediamo, auspichiamo, in un deciso cambiamento.

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