SULLA LETTURA IN CALABRIA

E’ una buona notizia che in Calabria si discuta del valore della lettura. Lo ha fatto Mimmo Gangemi con un bellissimo intervento sul nuovo quotidiano Il Garantista, ne ha scritto Maria Franco su Zoomsud, ne parla da anni l’Assessore alla Cultura Mario Caligiuri, che negli anni scorsi ha prodotto anche un Libro verde sulla lettura che analizza i dati e propone delle ricette per invertire la tendenza che, come segnalano un po’ tutti, vede la Calabria tra le ultime in Italia come percentuale di lettori.

E’ una buona notizia perché in genere gli intellettuali e i politici calabresi non si occupano di questi problemi; s’interessano di tante cose, soprattutto dei loro specifici interessi di studio e di ricerca, di carriera, della gestione del potere, ma quasi mai di un aspetto importante per la quantità e qualità di democrazia della società calabrese, cioè di qunto si legge e del livello culturale medio dei calabresi. Unica rilevante eccezione mi pare essere quella di Nuccio Ordine che ha scritto un bellissimo e utile libro dal titolo L’utilità dell’inutile che vale un programma politico.

Sull’impatto che il ritardo culturale, l’evasione scolastica, i bassi livelli degli indici di lettura dei calabresi e dei meridionali in genere, che è di quasi venticinque punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale, parlando soltanto di persone che leggono almeno un libro l’anno, ha scritto un bellissimo articolo sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia.  L’autore spiegava che se la società italiana non riuscirà a migliorare velocemente le sue performance in campo culturale ed educativo, non potrà in nessun modo evitare di subire un’ulteriore crescente marginalizzazione e perdita di competitività; lasciando intendere che una delle primarie riforme da compiere nel nostro paese, assieme alle molte messe in cantiere dalla politica, è quella di rilanciare la cultura e l’istruzione.

Per affrontare le problematiche della lettura e della cultura in Calabria bisognerà pero partire non tanto dal Libro verde di Caligiuri, che è una buona analisi, ma non ha sortito effetti, ma da una seria politica che mobiliti risorse in questo settore e le spenda nel modo più corretto ed efficace. I cinque anni di governo regionale che stanno per finire hanno visto un impressionante depauperamento delle risorse destinate al mantenimento dell’infrastrutturazione culturale della regione e assolutamente nessun intervento degno di questo nome per le biblioteche.

Questo certamente a motivo della crisi economica e delle difficoltà del bilancio degli enti locali, dalla regione ai comuni, ma anche dello sbandamento della società calabrese nella sua interezza, classi dirigenti comprese, che non hanno saputo individuare cosa salvare dalla crisi e non sono riuscite a mobilitare anche piccole risorse in favore della cultura per i cittadini. L’Italia e la Calabria sono in grave difficoltà, ma sono pur sempre parte di uno dei paesi più ricchi dell’Occidente, di un contesto, quindi, nel quale dovrebbe essere possibile, se si volesse, reperire le risorse necessarie per gli obiettivi importanti, ad esempio far leggere di più.

Il problema non è tanto il valore soggettivo della lettura, come crede Maria Franco, sappiamo tutti che l’intelligenza esiste di per se, che vi sono persone intelligentissime e magari analfabete, così come brave persone che non leggono mai. Ma che non è concepibile una società moderna, innovativa e realmente democratica senza la pratica della lettura, senza una cultura diffusa, senza un’opinione pubblica non manipolabile e tutto questo si costruisce anche a partire dalla capacità di condividere idee, concetti, sentimenti, intuizioni, che solo i libri, quale che sia la loro forma tradizionale o moderna, possono dare.

Quanto agli strumenti per promuovere la lettura, segnalo un’altra anomalia dell’intellettualità italiana in generale, ma soprattutto di quella calabrese: vero il ruolo della scuola, aggiungo quello della famiglia, sulla televisione avrei qualche dubbio, ma quello che viene sempre dimenticato è il ruolo che hanno le biblioteche pubbliche nel promuovere e sostenere la pratica della lettura.

Gli intellettuali e le classi colte calabresi ignorano semplicemente la nozione e il concetto di biblioteca pubblica, essi ignorano cosa sono le biblioteche pubbliche in Europa, negli USA e in tutti i paesi avanzati o che s’inoltrano sulla strada dello sviluppo e dell’innovazione. Quando si parla di biblioteche questi signori pensano a dei luoghi tristi, tipici purtroppo di tante città calabresi, con libri vecchi e polverosi, con impiegati poco qualificati, stanchi e depressi; mentre in realtà, in altre contrade d’Italia, esse sono moderni istituti della cultura e della democrazia che mediamente assicurano la lettura al 18% degli italiani e, dove sono più curate e sviluppate, anche al 50%.

Al di là della loro opera per la lettura le biblioteche, nelle migliori esperienze italiane, sono dei luoghi identitari delle città, spazi d’incontro, di partecipazione, di mediazione, di scambio e produzione culturale, esperienze di questo genere non mancano neanche in Calabria, sia pure fragili e poco valorizzate.

Io credo che la prossima Amministrazione regionale e i maggiori enti locali della Calabria dovrebbero fare uno sforzo in questa direzione, trovando un minimo di risorse per la pubblica lettura, magari sottraendole agli eventi più o meno grandiosi che sono belli e coloriti, ma passano e non lasciano quasi nulla; sottraendole all’edilizia che sembra essere l’unico modo di spendere i fondi europei: si restaura e si pavimenta tutto, senza sapere cosa fare degli edifici recuperati. Ci riusciremo? Dipende molto anche dall’impegno collettivo dell’opinione pubblica e dei suoi protagonisti. La speranza è la nostra ultima risorsa.

 

Gilberto Floriani

Polo regionale delle politiche sulla lettura

Vibo Valentia

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