Codice Romano Carratelli

La Calabria del XVI secolo. Mai vista

Torri, forti e mulini voluti da Carlo V e Filippo II: 99 acquerelli "fotografano" luoghi andati perduti

Manoscritto acquerellato cinquecentesco

In folio, legatura coeva in pergamena rigida, titoli manoscritti al dorso, una mancanza al dorso.

Si tratta di 99 disegni acquerellati di fattura pregevole a mezza pagina la gran parte con testo illustrativo in elegante grafia cancelleresca dell’epoca agevolmente leggibile.

Splendido manoscritto cartaceo acquerellato di straordinaria freschezza di fine ‘500 che rappresenta ed illustra il problema della difesa della zona costiera di Calabria Ultra attraverso la raffigurazione  delle sue città fortificate, dei suoi castelli, del suo territorio.

 

In particolare vengono poi riportate le tipologie e le caratteristiche delle torri esistenti individuando, altresì i  luoghi  ove era necessario la costruzione di nuove torri per le quali viene redatto il progetto ed indicata  la possibile spesa.

La rappresentazione delle torri è corredata da note illustrative minuziose e descrittive dei luoghi, dei posti, delle distanze, delle tipologie costruttive, dei torrieri e dei cavallari oltre talvolta accenni ai Signori del posto, a chi ne aveva ordinato la costruzione nonchè ai costruttori.

L’incarico di realizzare il Codice fu, quasi certamente, per i riscontri visualizzati, una decisione della Amministrazione del Vicerè Conte di Miranda (1586-1595)

Attraverso la rappresentazione del territorio costiero e del suo stato antropico raffigurato attraverso i 99 acquarelli vengono visualizzate con una descrizione  accuratissima le realtà esistenti e le soluzioni possibili al fine di organizzare un sistema difensivo completo per quello che era il problema più drammatico per i territori rivieraschi e cioè i continui assalti dei pirati moreschi.

Da qui una serie di studi e di proposte organiche per quella che appariva  come la soluzione più immediata ed utile per tale problema e cioè la costruzione di torri che garantissero per tutto il Regno l’avvistamento delle flotte turche quando erano ancora in mare per permettere alle popolazioni di mettersi in salvo.

In tale ottica assumono rilevanza e vengono rappresentate anche le città fortificate ed i castelli. 

La scelta strategica di realizzare un compiuto sistema di torri che integrando l’esistente permettesse alle popolazioni costiere la possibilità della difesa, anche con la fuga, è sostanzialmente una scelta  di governo , e non poteva essere altrimenti, che attiene alla difesa del Regno voluta da Carlo V° e Filippo II° e che trova attuazione concreta durante il Governo del Vicerè Pietro di Toledo (1532-1553).

Tale obiettivo venne ripreso e perseguito con tenacia e volontà qualche anno più tardi anche dal Vicerè Duca di Alcalà (1559-1575).

Il Codice è il risultato di un lavoro lungo e difficile condotto in loco con grande professionalità ed assoluta precisione e con riscontri di certa rispondenza sia per le notizie riportate sia per quanto riguarda la rappresentazione e la toponomastica dei luoghi.

Si può ragionevolmente pensare che il Codice, miracolosamente riapparso dopo oltre quattrocento anni, sia rimasto ignoto in quanto copia unica e secretata dal Governo Vicereale per motivi di sicurezza dello Stato.

Anche allora vigeva il “top-secret”.

Nel periodo di cui stiamo discutendo (ultimi anni del XVI secolo) il Regno di Napoli non aveva una cartografia ufficiale organica, e gli stessi lavori ordinati a tal fine ai grandi cartografi del Regno, in particolare Stigliola e Mario Cartaro non venivano diffusi ma anzi erano secretati.

Si tratta concretamente di un codice manoscritto acquerellato, che può datarsi intorno al 1595 destinato a suscitare straordinario interesse in tutti gli studiosi di storia del Mediterraneo, del Regno di Napoli ed ovviamente di storia calabrese e locale, per la sua importanza storica, topografica, geografica e antropologica.

I 99 acquerelli sono una scoperta assoluta, quasi fotografica, di un tempo storico di cui non avevamo  se non qualche raro ed occasionale disegno e rappresentano pertanto la più antica iconografia di cui può disporre la storiografia calabrese per il territorio costiero, e non solo, della Calabria Ultra.

La carta usata per la realizzazione degli acquarelli è di grande qualità con la filigrana in chiara evidenza.

Alcune carte risultano restaurate un alone al margine inferiore e qualche fioritura. In ottimo stato di conservazione.

Leggi l'Articolo del Corriere della Sera

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