Mancano fondi, a rischio il catalogo online delle Biblioteche italiane

L’Opac Sbn consente di accedere a 14 milioni di titoli con 64 milioni di localizzazioni, circa 50 milioni di ricerche bibliografiche e più di 35 milioni di pagine visitate

 Rischia l’interruzione, per mancanza di fondi e materiale umano, il servizio del Catalogo nazionale on line delle Biblioteche italiane (Opac Sbn). La rete, cui aderiscono oltre 5 mila biblioteche, che consente a più di 2 milioni e mezzo di visitatori l’anno, studiosi o semplici lettori, di individuare, via web, in quale biblioteca di quale città è custodito un libro o un documento raro. 

 «Un catalogo - spiegano le responsabili Gabriella Contardi e Silvia Simonelli - che consente di accedere a 14 milioni di titoli con 64 milioni di localizzazioni, circa 50 milioni di ricerche bibliografiche e più di 35 milioni di pagine visitate». E permette, inoltre, di prenotare la consultazione del libro o del documento, chiederne una riproduzione e in alcuni casi il prestito. Un servizio indispensabile per la ricerca «la cui interruzione, a causa dei tagli indiscriminati - riferisce la denuncia del personale dell’Istituto centrale per il Catalogo unico(Iccu) - appare ormai inevitabile». 

 «Chiunque svolga un’attività di studio o di ricerca, e più in generale chiunque, in Italia o all’estero, sia interessato ad ottenere in lettura un documento nell’immenso patrimonio delle biblioteche italiane spiegano Contardi e Simonelli - conosce il Servizio Bibliotecario Nazionale e ha sperimentato l’utilità del catalogo collettivo nazionale consultabile via Internet». Ma dopo anni di costanti tagli il Catalogo unico non dispone più dei finanziamenti necessari alla sua gestione. «Si è dovuto ridurre il livello del servizio offerto - spiega il personale - e cercare finanziamenti al di fuori del bilancio dell’Iccu. Ma ormai la chiusura è inevitabile». 

 «I tagli - prosegue la denuncia - hanno colpito pesantemente anche il personale. Da anni i pensionamenti non vengono compensati da nuove assunzioni, ma soltanto provvisoriamente e in misura minima da collaborazioni esterne. Si interrompe così il passaggio di saperi ed esperienze che da sempre ha completato la formazione dei colleghi più giovani: è tutto il bagaglio di conoscenze tecnico-scientifiche relativo al materiale antico e manoscritto, alla catalogazione e alla gestione dell’ informazione che si perde, nella totale indifferenza di chi ha responsabilità di governo».

 E pensare che, come spiegano gli addetti, il Catalogo unico «è considerato una realizzazione all’avanguardia presa a modello di buona pratica a livello internazionale». «Cessarne la manutenzione in assenza di risorse, nella solita logica di tagli indiscriminati - concludono - è l’ennesima offesa del diritto allo studio, alla ricerca e alla crescita culturale». 

(Ansa)

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